lunedì 28 giugno 2010

Un cammino pieno di ostacoli partendo dall’Adamo androgino fino al dogma tutto italiano del 1969.

Adamo ed Eva

Adamo fu il primo “iniziato”. Egli, fedele alle istruzioni ricevute da Dio, fondò l’equivalente della prima loggia.
Suo figlio Lamech (il cui nome significa forza) divenne il suo successore ed egli, a sua volta, iniziò i propri figli alla Legge Divina, i quali, alla luce della saggezza, fecero prodigiose scoperte.
Jubal … fece progredire la geometria, ed inoltre “ fu padre di coloro che suonano la cetra e la zampogna” (Genesi, iv, 21).
Tubalcain fondò i principi dell’Alchimia e dell’arte metallurgica e la loro sorella insegnò alle altre donne l’arte del tessile.
Ma l’umanità era destinata a dimenticare la parola di Dio e a cadere nelle tenebre dell’ignoranza. I figli di Lamech, prevedendo la catastrofe, incisero i risultati delle loro scoperte su due grandi colonne litiche che sfuggirono alla distruzione causata dal diluvio e, quando la collera divina si placò, un uomo chiamato Hermes o Hermorian, ebbe il compito di ritrovare i due pilastri e, una volta comprese le straordinarie rivelazioni che vi erano scolpite, decise di trasmetterle esclusivamente a chi fosse stato in grado di farle rifiorire.
Hermes si recò a Babilonia dove, dopo aver assunto il nome di Nemrod diede vita ad una nuova loggia e con l’aiuto dei nuovi Liberi Muratori edificò palazzi, torri e templi; la stessa cosa fece a Ninive ed infine inviò trenta fratelli in Oriente, affinché l’esoterismo massonico fosse diffuso in tutta la Terra. Nemrod esortò i suoi adepti ad amarsi vicendevolmente ed a venerare i Maestri che possedevono i segreti dell’arte. Quando morì, Dio lo trasformò in una stella. Ancora oggi, levando gli occhi verso il cielo, i massoni troveranno sempre la stella di Nemrod che guiderà i loro passi.
Invece secondo alcune leggende ebraiche, Adamo, il primo iniziato in Massoneria, doveva essere stato un androgino, prima che Eva si staccasse da lui e si rendesse autonoma.
La mitologia massonica va intesa quindi come insegnamento massonico e non come una mera ricostruzione storica.
L’esclusione della donna dalla Massoneria “regolare” – patente rilasciata solo dalla Gran Loggia Unita d’Inghilterra, e ad un solo Ordine massonico per singolo Stato – pone problemi o ipotesi di diversa natura.
Su questo tema Renè Guenon affermò: “…Come stavano le cose nel Medio Evo? Sicuramente non è impossibile che le donne fossero allora ammesse in alcune organizzazioni che possedevano un’iniziazione che si riferiva all’esoterismo cristiano, e ciò è del tutto verosimile; ma poiché tali organizzazioni sono fra quelle di cui da molto tempo non rimane più traccia, è ben difficile parlarne con sicurezza e in modo preciso e, in ogni caso, è probabile che non vi fossero in esse se non possibilità molto limitate. Quanto all’iniziazione cavalleresca, è anche troppo evidente che, a causa della natura, essa non potrebbe assolutamente convenire alle donne; e lo stesso è da dire delle iniziazioni di mestiere, o per lo meno delle più importanti fra di loro e di quelle che, in un modo o nell’altro, sono continuate fino ai nostri giorni. E’ qui, precisamente, la vera ragione dell’assenza di qualsiasi iniziazione femminile nell’Occidente attuale: tutte le iniziazioni che vi permangono sono essenzialmente fondate su mestieri il cui esercizio appartiene esclusivamente agli uomini.”
Benché la presenza delle donne sia sempre stata negata, come evidenziato anche nel quarto articolo di Andersen, è più volte documentata.
Nella storia della Massoneria corporativa, infatti, si trovano segni che attestano che le donne erano ammesse nelle Gilde degli Artigiani, con parità di diritti e doveri.
In Francia il “Livre des Métiers” di Etienne Boileau (1268) prevedeva l’accesso delle donne nelle Corporazioni artigiane, e la loro elevazione al grado di Maestro, anche in mestieri manuali tradizionalmente maschili.
Nel 1375 si accerta, la presenza femminile nelle Gilde degli artigiani come in quelle dei carpentieri di Norwich, con Sabine De Steinbach, figlia del Maestro Architetto della cattedrale di Strasburgo.
Nel “Poema Regius” , il più antico e importante documento massonico datato 1390 circa, in nessun verso si evince l’esclusione delle donne; al contrario si parla più di una volta “…così ciascuno insegnava all’altro, e si amavano l’un altro come fratello e sorella…”. Scritto in Middle English, non si può definire, a stretto rigore, una "Costituzione" sebbene abbia più elementi di una costituzione che non caratteri artistici di poesia.
I massoni operativi, nei tempi antichi, dovevano spostarsi dai loro luoghi di origine, vivere insieme e lavorare per diversi anni per dedicarsi alla costruzione degli edifici di culto. Nell’Antica Massoneria operativa, le persone di sesso femminile erano precluse dalle Corporazioni maschili, salva la eccezione di cooptare vedove e orfane di Maestri in caso di bisogno.
La donna è presente nelle tradizioni iniziatiche-corporative occidentali, a due livelli: esplicitamente come “sorella del mestiere” e come “vedova del maestro”, a cui venivano trasmessi i segreti dell’arte, affinché potesse sostituire la funzione del marito, fino al compimento dell’apprendistato del figlio, ed anche come “madre-ostessa” referente delle Confraternite locali per gli artigiani itineranti.
Bisogna rispettare la convinzione della Massoneria mondiale “regolare”, che esclude le donne in via di principio, ma abbiamo anche il dovere di riflettere sulle opinioni di quanti dissentono, specialmente di quelle comunioni massoniche - a torto o ragione considerate "irregolari" - che accolgono le donne tra le loro fila.
Peraltro, in considerazione anche della convinzione di molti massoni, la loro esclusione dalla massoneria non è proprio così scontata come potrebbe apparire, a tal punto che moltissime comunioni massoniche regolari di tutto il mondo hanno favorito la crescita e la divulgazione di strutture paramassoniche in cui è ammesso il sesso femminile: per ora solo mogli e parenti strette di massoni ma, col tempo, forse avverrà che tali associazioni possano accogliere le donne, prescindendo dai rapporti di parentela con i fratelli liberi muratori.
Smentita la prima affermazione sulla non presenza o l’esclusione delle donne nell’antica Massoneria Operativa, numerose fonti bibliografiche, hanno dimostrato che il Tardo Medioevo, contrariamente a quanto si crede, vide alcune donne raggiungere un notevole grado di emancipazione sociale e culturale.
Possiamo inoltre affermare che l’iniziazione massonica non è femminile o maschile, ma l’una è complementare all’altra come lo sono il sole e la luna.
Il Recipiendiario che si presta a diventare Apprendista Libero Muratore, nella cerimonia di iniziazione massonica, trova la realtà della donna “lunare” in quanto “ perfetta polarità contraria” a quella dell’uomo “solare”.
Riportiamo dal rituale per l’iniziazione del Grande Oriente d’Italia – Palazzo Giustiniani, di recente, il testo che è stato rielaborato dalla Commissione per i rituali nel 1998, al momento di procedere alla vestizio¬ne del neofita, il Maestro Venerabile conse¬gnandogli un secondo paio di guanti bianchi, gli fa presente:
“Fratello, essendo la nostra Iniziazione solare, le donne non sono ammesse ai nostri Lavori; tuttavia noi le rispettiamo e le onoriamo. Questi guanti sono destinati a Colei che rappresenta la tua polarità contraria, cioè quella lunare.”
La presenza della polarità “femminile” e “maschile” non compare nel rituale dell’ Apprendista Libero Muratore del 1955 della Gran Loggia Nazionale dei Liberi Muratori d’Italia (GRANDE ORIENTE D’ITALIA).
Nello stesso si legge a pagina 36 :
“… vi ricordino questi guanti che le azioni del Libero Muratore debbono essere sempre pure e che egli mai deve macchiarsi di iniquità.”
Vogliamo denunciare che un circolo molto ristretto di Fratelli che si richiamavano al G.O.I., ha apportato questa modifica nella revisione del rituale del 1969 per giustificare l’esclusione della donna. Dal 1969, infatti, la quasi totalità dei Fratelli non conosce questa modifica e ritiene il rituale in uso quello derivante dagli antichi Liberi Muratori. Fermo restando che successivamente alla modifica del 1969 – per la maggior parte dei Fratelli – l’iniziazione massonica è riservata solo agli uomini, quindi ha un carattere prettamente solare, non bisogna disconoscere – per non negare l’evidenza – l’importanza della donna quale opposto e complementare all’uomo.
Tale rimprovero è rivolto anche alle Sorelle delle organizzazioni massoniche femminili, miste e paramassoniche, che giustificano l’esclusione della donna nella polarità sole-luna. Per dimostrare tale affermazione riportiamo un pezzo del capitolo Fiorentino Beatrice della Stella d’Oriente:
“…La donna segue la via umida, la via lunare; al contrario del Sole, la Luna non irradia luce propria, ma senza il suo chiarore, riflesso di quello solare, le più profonde tenebre coprirebbero la Terra nelle ore notturne…”
Dall’incontro degli opposti, nasce l’equilibrio e l’armonia di tutto ciò che esiste; senza il due, l’uno non creerebbe il tre, il simbolo della perfezione. Uomo o donna si completano a vicenda, il simbolo del loro complemento è dato dall’Androgino, la mitica creatura bisessuale, maschile a femminile allo stesso tempo.
Senza andare oltre in un simbolismo che continuamente richiama l’attenzione su di una incontrovertibile realtà, si può dire che la via solare seguita dal Massone doveva essere completata da un cammino accessibile alla sua compagna, non più facile, ma più pratico, che consentisse la proiezione degli ideali massonici fuori ed oltre il chiuso delle Logge….”
Partendo dal presupposto che la Massoneria non accetta dogmi, come fa ad accettare questa modifica del 1969 divenuta negli ultimi trenta anni, il dogma massonico in Italia, e nelle zone dove ha interferito?
Siamo costretti così a confrontarci con questo dogma.