lunedì 14 novembre 2011

Torino 14 novembre 2011: il “Piccolo Cosmo” degli Asili Notturni.

La costruzione si trova oltre l'incrocio tra via Ormea e corso Dante. Sa di antico. E' quasi elegante.
Realizzata dai Fratelli Massoni, già alla fine dell'Ottocento ospitava i senza dimora e la sua storia è giunta fino a noi.
«Sono credente, e sono un massone ortodosso – dice con sicurezza Sergio Rosso, presidente della Onlus Asili Notturni Umberto I° - ho sempre cercato di recare con me i valori della fratellanza e della libertà.
Chi soffre è, per il massone, un fratello bisognoso di aiuto; nulla a che fare con le degenerazioni di alcuni ambiti della massoneria, che hanno interessato la storia del nostro Paese».
Dopo la nascita degli Asili Notturni, nel 1999 è nato il progetto Piccolo Cosmo: sedici alloggi in via Ormea e altrettanti in via Cosmo, vicino alla Gran Madre, nella zona di piazza Vittorio, dove sono ospitati gratuitamente pazienti affetti da pesanti patologie e i loro familiari.
Tutte persone che provengono da altri comuni, e nell'impossibilità di sostenere le spese di soggiorno lungo l'arco del percorso terapeutico di day-hospital.
Anche Piero Fassino prima di diventare sindaco ha visitato la struttura ("Piccolo Cosmo" nel suo genere è la prima d'Italia fra quelle gratuite). L'Assessorato alle Politiche Sociali del Comune di Torino e l'assessorato all'Ambiente della Regione Piemonte, nell'ambito di un progetto di recupero del cibo e tramite il "Banco Alimentare", fanno pervenire agli Asili Notturni pasti non serviti in alcune scuole cittadine.
Ma, prima di parlare di "Piccolo Cosmo", lo psicologo Marco Cauda, uno dei 180 volontari che operano nella struttura, di cui 50 medici (diversi odontoiatri), ci accompagna a visitare i locali del centro.
In un'ampia sala c'è la mensa, dove annualmente sono serviti 80.000 pasti caldi e distribuite decine di migliaia di sacchetti di alimenti freddi.
Tranne i pasti non serviti in alcune scuole cittadine, tutto il resto, e ciò vale per ogni altro comparto degli Asili Notturni, è frutto delle donazioni di aziende e privati cittadini, come ha sottolineato Giandomenico Bosurgi, un volontario, prima dell'inizio della vista: «Operiamo per il bene dell'umanità, ispirandoci al principio dell'eguaglianza di tutti gli uomini. Ci autofinanziamo e doniamo fraternamente a italiani e stranieri, credenti e no; ogni uomo, in fondo, è l'umanità»
Attraversiamo con il dottor Cauda gli studi medici dove vengono offerte, a chi vive in condizioni di grave marginalità, oltre 2.600 prestazioni all'anno. Sono curate patologie della pelle, bronchiti e broncopolmoniti; frequenti in chi non ha una dimora e vaga a lungo per la strada, esposto alle intemperie.
L'ambulatorio medico e studio oculistico rappresentano un punto di riferimento per italiani e stranieri, persone spesso prive di un medico di base e dell'accesso ai farmaci di cui necessitano.
Nel tempo la presenza di immigrati nordafricani, nigeriani, albanesi ed est europei, si è accresciuta. Segno del disagio diffuso e sommerso che attraversa la nostra società che, anche al di là della crisi economica, presenta sperequazioni vistose, che si accentuano ulteriormente negli strati occupati dagli immigrati.
Il sogno del modello multietnico, senza eguaglianza, per molti può diventare un incubo.
Altre sofferenze diffuse tra coloro che giungono, a volte attraverso il passa parola, agli Asili Notturni, sono quelle odontoiatriche. Vengono prestate cure di alto livello, sia per otturazioni ed estrazioni sia per l'applicazione di protesi, sempre gratuitamente.
Il 61% proviene dai Servizi sociali; le centinaia di prestazioni fornite interessano per il 40% donne, l'età è compresa tra i 16 e i 50 anni. Tutto ciò, assieme ai costi di bollette, tasse, trasporto vivande, sistemi antincendio, arredi, lavanderia etc... etc..., comporta una spesa notevole ma, assicura la direzione, è pari ad un quinto di quella di analoghe strutture pubbliche (I bilanci sono a disposizione di chi volesse prenderne visione).
«Sono 8000 l'anno gli ospiti del nostro dormitorio – racconta Cauda, mentre indica le camerette di due o tre posti. - La permanenza è possibile per 30 giorni e, dopo una pausa di 60, è possibile rientrare. Per garantire un ricambio e fornire aiuto ad un vasto numero di persone».
E arriviamo a "Piccolo Cosmo". Un totale di 32 alloggi tra la sede di via Ormea e quella di via Cosmo.
Pazienti che hanno fatto un trapianto di fegato o rene, altri che lottano contro gravi forme leucemiche, provenienti dal policlinico "Le Molinette", o dal centro tumori di Candiolo.
Con i loro parenti, uno o due, hanno ospitalità gratuita per tutta la durata delle cure. Oltre agli alloggi, forniti di tutti i comfort, esiste una zona comune con cucina, divani, pianoforte e carrello bar. Tutti sono liberi di entrare e di uscire senza restrizioni di orari
«Gestiamo un centro di ascolto e assistenza per tutti quei pazienti che non hanno una patologia ben definita e vengono spesso rimpallati dai Servizi – dice Cauda - Ci proponiamo quindi come una struttura complementare. Per quanto riguarda "Piccolo Cosmo", spesso l'appoggio psicologico lo forniamo a chi assiste i propri cari malati, ne hanno bisogno più dei pazienti stessi a volte.»
Quindi, il lavoro volontario di tanta gente, l'organizzazione e una base di valori universali, hanno dato vita a questa realtà nel cuore di Torino. Un esempio, fortunatamente non l'unico, di Privato sociale che, integrato con l'attività dei Servizi pubblici, offre la possibilità di difendere la propria dignità a chi altrimenti sarebbe condannato a quell'antico e terribile castigo che si chiama indifferenza.( di Paolo Fallico).

Fonte: nuovasocietà